Sunday, April 22, 2012

Inesorabile come la bolletta dell'ACEA o la fine della carta igienica, arriva anche la conclusione di questa avventura americana e della sua evidenza online del blog, che pure ci ha regalato quasi 2000 contatti e tanto buon umore. Tra un paio di giorni si torna nel GRA (che, come ebbi a scoprire qualche tempo addietro è un inno alla megalomania di un ingegnere appassionato di acronimi) e chi vorrà continuare a seguire le avventure del suo Piccirilli preferito potrà riprendere a farlo dalla comoda postazione del Divanoblù.
Il bilancio della esperienza in Florida è già stato fatto un paio di post addietro; quanto alla riscoperta del viaggio in famiglia, spero che ciò sia servito a espiare qualsiasi colpa possa aver mai maturato, visto che scarrozzare l'ingegnere per Time Square è impresa a dir poco titanica (credo che il suo ultimo tratto a piedi superiore alla distanza casa/studio risalisse ai tempi di Jair e della Grande Inter). Resta dunque da fare un minimo di commento conclusivo sullo strumento del blog e su quantità e qualità di interazioni con amici "lettori" negli ultimi due mesi. Tra l'altro, il backoffice di Blogger ci regala queste bellissime statistiche, che appagano le mie manie di classificazione in maniera assai meno caserecca della precedente esperienza canadese e aiutano a "mappare" i lettori.
Sorprende un po' il dato della Russia, più alto di quanto l'innegabile fascino dell'autore sulla donna dell'est possa giustificare, mentre via via si ritrova la dislocazione degli amici che in un modo o nell'altro sono venuti a dare un'occhiata alle mie minchiate. Considerando che appena fuori dalla top 10 ci sono 10 contatti australiani di Giovanna e altrettanti di Francesca dall'India, la vita di questo blog si avvicina a quella avventurosa di Manuel Fantoni.


Per concludere, qualche highlight degli ultimi giorni:
  • l'abbraccio con successivo cYNar a NY con il Mazzocco in un bar a Cornelia Street (oltre che emozionante ha anche pretese di palindromia)
  • il cartello di un homeless a bordo strada (evidentemente datato, ma a suo modo geniale): "Brad and Angelina will get married. I need money for the gift"
  • "zio" Eugene che apre il regalo di Pina e Pierino (un dizionario di italiano/dialetto isernino) alla voce "chiatella" (ossia "sveltina", che in inglese potremmo rendere con quickie)
  • il progressivo superamento dello scetticismo di mia madre su bagels e creme cheese
  • una scena al ristorante in cui mio padre non si rassegnava a che la seducente cameriera portasse via dal tavolo la bottiglia di vino (poteva essere messa senza variazioni in Continuavano a chiamarlo Trinità)
  • mia madre che si siede prima dell'inizio del match NBA e chiede "quindi questa è una partita di baseball"





Saturday, April 14, 2012

Mazzocco WedLeaks

fonti riservatissime fanno circolare fino all'altra sponda dell'Atlantico immagini appena scattate al matrimonio dell'anno
AUGURI!

Friday, April 13, 2012

Ultima lezione...

Closing time...
Con oggi è finito il corso, domani c'è il seminario conclusivo e sabato si parte. Bella esperienza, se possibile da "ripetere" o magari da "esportare". L'unico punto debole è che fare un corso su materiali predeterminati e basare le lezioni sulla discussione degli stessi presuppone che gli studenti li leggano (e li capiscano). In altre parole, se capita un branco di illetterati o fashion victims che ciondolano davanti a Radioluiss (!) aspettando il turno per il bigliardino (!!) la cosa diventa una tragedia. Se invece sono svegli (o cmq pensanti) viene una cosa simpatica e parecchio stimolante.
Oggi per esempio, c'è stato tutto un discorso sulle conseguenze negative dell'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, ed è stato bello vedere Neal (attivista democratico) dire che così non si possono più fare sane politiche keynesiane e che, oltretutto, è folle inserire una clausola del genere in un periodo che già è di crisi nera. Condivido poco, ma è per dire che non tutti i laureandi triennali che mi sono capitati di incontrare sarebbero stati capaci di tali competenza e fervore per il deficit spending. Magari lo avrebbero fatto con un accento più comprensibile del suo dixie spinto. Ma anche no. 

Mentre ricompongo il valigione "da negro" (cit.) mi rendo conto che, alla fine, un mese è volato. Davvero volato, tra biblioteche, pagaiate e sole. Alla fine, manco male. Anzi, verrebbe da dire "una GRANDA mesata" (cit.), che ha portato pubblicazioni, righe di curriculum e un po' di "giusta distanza" per capire meglio alcune cose. E ho capito anche che, dopo qualche giorno a (well deserved) zonzo, ho voglia di tornare a casa. E se "sapere dove andare è come sapere cosa dire, è come sapere dove mettere le mani", allora siamo a buon punto.
In tema di "chiusure" e "nuovi orizzonti", un pensiero corre d'obbligo al Mazzocco, che in queste ore sta improvvidamente salutando la sua vita da celibe, affidandola nelle sapienti mani di Simona (hai capito Simo'? fanne buon uso!). AUGURI! Poi ci si incontrerà a New York cha già sarete in "viaggio di nozze" (!).

PS insieme al corso, al periodo a Gainesville e alla vita da sciupafemmine del Mazzocco, finisce probabilmente anche il fantacalcio edizione 2011/2012. Con l'ammonizione ricevuta dall'ottimo Canini del Cagliari dovrei arrivare a un misero 65.5, spalancando la vittoria ai Vichinghi e perdendo ulteriore terreno dalla capolista Sesamstraat. Domenica ci sarebbe lo scontro diretto e i Fantaspumeggianti daranno il loro meglio, ma l'impressione è che tutti sia perduto...

Tuesday, April 10, 2012

Teorie semiserie sul mondo universitario

Oggi a lezione ho avuto occasione di parlare della quantità di note che usano i giuristi, mentre i politologi (specie se "quantitativi") riempiono bocca e pagine con tabelle e rette di regressione. Prendendo spunto da una vecchia teoria elaborata ai tempi del dottorato, soprattutto con l'ottimo avv. dott. candidat. Silvio Boccalatte, provo di seguito a riassumere le varie ipotesi di funzionamento e/o relazione del sistema universitario, nel quale parecchi dei lettori del blog - loro malgrado - vivacchiano.
Nessuna pretesa di esaustività, ma qualche punto di verità ci potrebbe essere


Teorema di Arbasino-Berselli sulla progressione di carriera
come molti altri campi dell'umano agire, l'accademia è composta da tre stadi:
1. giovane promessa
2. solito stronzo
3. venerato maestro
la categoria di gran lunga più inclusiva è sicuramente la seconda, cui ci si mette un attimo a entrare e non per forza se ne riesce a uscire. per altro, non è detto che si parta dalla prima. l'ultimo stadio è spesso accompagnato da giacche di tweed e cravatte di maglina

Dimmi quanto citi e ti dirò a che punto sei
per capire l'anzianità dell'autore di un saggio/libro non va guardato il nome o la qualifica. basta la quantità delle note a pié di pagina. semplificando (ma non troppo): da "giovane" non ci si può permettere una congiunzione eufonica senza dimostrare che già Santi Romano ne aveva fatto uso nella prima edizione (e fors'anche nella provvisoria) di un suo scritto. passato l'ordinariato, una certa età e messo in cattedra un certo numero di allievi, si può dire qualsiasi puttanata senza citare nessuno. tanto ormai...

Legge gravitazionale dei kooly seduti
(la variante nella grafia è ovviamente dettata dalla contingenza politica)
In un seminario affollato con pochi posti a sedere, l'ordine di precedenza per l'agognato riposo delle terga segue rigidamente questa sequenza:
1. donne oltre la quarantina
2. venerati maestri (e presunti tali)
3. commissari di futuri concorsi
l'ingresso in una sala piena da parte di una persona rientrante nelle suddette categorie comporta un inevitabile effetto domino di entità direttamente proporzionale alla rilevanza della stessa, con gente che inizia a alzarsi e a cedere il proprio posto, ricevendone poi un altro in cambio da esponenti delle categorie successive. 
corollario applicativo: se il numero di sedie disponibili è inferiore a un decimo dei posti totali (e cmq ci si aspetta ulteriore affluenza), non sederti
variante strategica del leccaculo: disapplica il punto precedente e scegli con ponderato calcolo a chi cedere il posto. in ogni caso, saltare uno o più dei gradi indicati comporterà prima o poi delle conseguenze

Postulato del beato porco (altrimenti detto "Grazie mammina mia")
I ringraziamenti in apertura di un saggio o di un libro (il mio non fa eccezione) sono frutto dello spirito di autoconservazione. Non tutte le persone citate sono state davvero fondamentali nello svolgimento del lavoro (né il fatto di averle ringraziate basta a guadagnarsi la loro benché minima riconoscenza), ma qualora omesse (specie se contestualmente all'indicazione di altri) ciò sarebbe stato sufficiente a renderseli nemici per la pelle.

Assioma delle quote rosa (rilevato per prima da Giovanna Perniciaro)
Finche si tratta di assegnisti e ricercatori, nelle sessioni "giovani" dei convegni il rapporto donne:uomini è almeno 2:1. quando si passa alle tavole rotonde dei seniores, quelle rare volte che c'è una donna le si dà la presidenza di sessione.



Ulteriori tendenze registrate, la cui teorizzazione rimane ancora da perfezionare
Corrispondenze tra modelli di calzature e scuole del Diritto costituzionale in Italia
1) Scuola Romana. approccio storico. rigore formale e ossequio dei maestri.  rigida attenzione alla dogmatica. omaggio alla dottrina più tradizionale. Necessaria conseguenza: scarpa classica, elegante e mai di rottura. Francesina nera
2) Scuola Fiorentina. attenzione alla prassi. linearità nella ricostruzione induttiva. minore formalismo. significative aperture al mocassino
3) Scuola Pisana. tradizione, ma nel segno della ricerca pura. significativi elementi di astrazione teorica. innovazione nello stile, con qualche rischio di autoreferenzialità. d'inverno, concessioni di scamosciato
(ulteriori specificazioni possibili, ma finora poco indagate o troppo localistiche)


Sunday, April 8, 2012

Cose da sapere per andare in barca

Domenica di Pasqua in barca a vela sul St. Jons River, a bordo del Carpe Diem di Zach. Esperienza carina, silenzio assoluto e relax. Si sentivano solo i gabbiani e i bambini giocare davanti alle case sulla riva. Ogni tanto intorno uno jumping fish ("pesce volante"? [del Baltico?] cit.) che schizzava fuori dall'acqua di quasi mezzo metro. Dopo l'esperienza del kayak, ormai sono pienamente in possesso delle regole di base per dominare il natante di turno e così, nonostante a noi gente di pianura [...] spaventi un po' quell'idea di troppa libertà, mi sono anche avventurato al timone (e con risultati non disprezzabili).
Per chi volesse, ecco una guida pratica per una domenica in barca d'altri:
  • muoversi soltanto se e nel modo richiesto. il proprietario della barca è cmq un tipo mediamente geloso delle sue cose, meticoloso e con l'attitudine al comando;
  • le scarpe... ma si è mai capito se vanno tolte, messe, cambiate? nel dubbio, chiedere
  • i bumpers devono proteggere lo scafo. ma per sapere a che altezza fare il nodo bisogna sapere  fin dove arriva l'acqua;
  • la crema solare, una volta che la porti, potresti anche metterla;
  • già ogni tanto qualche parola non si capisce comunque in inglese, se poi si usano i termini marinari è meglio fidarsi dei gesti;
  • fiocco si dice jib;
  • il fiocco è la vela frontale;
  • se le barriere linguistiche (e la confidenza con gli altri) lo consentono, ricordare con trasporto lo sketch "Fantozzi, cazzi quella gomena". in caso contrario, ripiegare su "Tre uomini in barca";
  • La Coppa America a Napoli è un ottimo argomento di conversazione. Censurare nettamente l'atteggiamento allarmistico (e inverosimile) dell'Ambasciata USA in Italia;
  • la cantieristica in Italia tira sempre, nonostante la crisi. evitare accuratamente riferimenti all'evasione fiscale;
  • quando si è rimessa la barca sul carrello e la si è riportata alla rimessa, evitare di sganciare il carrello dalla macchina finché non sono scesi tutti (per fortuna l'ha fatto il proprietario);
  • se si dovesse trasgredire il punto precedente, e barca e carrello si impennano pericolosamente, salire con naturalezza sul gancio, applicando quei pochi rudimenti di fisica che sono rimasti dal liceo (potenza-fulcro-resistenza)

Viva Europe!

I contatti giornalieri del blog sono in caduta libera, peggio degli indici di borsa e delle probabilità che la Roma vada in champions, e da più parti mi si rimprovera di non scrivere nuovi aggiornamenti sull mia avventura USA. Ok, lo so, ma c'è da dire che tra qualche lavoretto da finire e le lezioni a pieno ritmo (3h al giorno, per di più di sera, dal lunedì al venerdì) non è che rimanga molto spazio da dedicare all'elaborazione di qualche post che sia lontanamente interessante/simpatico/giovaneedinamici. Ma per fortuna il fine settimana porta un po' di tranquillità in più. E poi oggi c'è stato questo happening intitolato "VIVA Europe", che va in qualche modo raccontato.

Inizieremo dicendo che qui tutti si definiscono "irlandesi", "polacchi", "indiani" o simili, ma - almeno a Gainesville - NESSUNO degli abitanti del 2012 è arrivato con la valigia di cartone e "quel sentimento nuovo per casa e madre". Le anchestries che vantano sono per lo più vaghi racconti familiari, confusi e annacquati dalla ripetizione attraverso più generazioni, mentre ormai le foto di famiglia sono composte solo da persone nate qui. Per di più, visto che l'università è l'unica ragione di esistenza di questo posto, né i ragazzi, né i professori sono cresciuti qui e hanno identità ulteriormente diluite. Anzi, il fatto che studino/insegnino in una università fa sì che si tratti cmq di persone inserite da almeno una generazione nell'America che se lo può permettere. 
Cmq, come dicevo, alla fine tutti hanno una sorta di identità di provenienza, o magari più di una, e per questo si organizza ogni anno questa giornata delle tradizioni delle varie comunità in modo non dico da tenerle vive, ma almeno da farle conoscere agli altri. Però capiamoci, il "format" non è un Linea verde (del quale rimpiango ancora la versione con Lello Putignani, Bastilani e l'ing. Alfio Campianella), ma un qualcosa a metà tra un talent show e un villaggio turistico.
Ci sono state improbabili ballerine della Flamenco Society of North Florida (che non mi suona proprio autentico, un po' come i nazisti dell'Illinois, che io cmq odio), alcuni gruppi pseudo-irlandesi, una mia studentessa con un bisnonno portoghese (su otto) che cantava il fado (avendo scaricato la base solo due giorni prima), degli istruttori di palestra lituani che introducevano i bambini volontari a non so che arte marziale originaria del Baltico... mah! I banchetti dei vari Paesi cercavano di offrire qualche elemento di identità nazionale: l'Ungheria rappresentata da cubo di Rubik, riviste tedesche prese in biblioteca, un  cartellone di parole elementari in catalano




















La cosa più triste era l'angolo fotografie, con dei poster di Parigi, Istanbul e Praga (perchè praga?) dove ci si poteva far fotografare con il panorama sullo sfondo. Mi correggo, la cosa più triste era vedere la fila che si era creata per l'angolo fotografie, con dei poster di Parigi, Istanbul e Praga (perchè Praga?) dove ci si poteva far fotografare con il panorama sullo sfondo...

Al centro della piazza c'era questo campo di bocce, sport le cui regole credevo fossero impresse nella precomprensione di qualsiasi essere umano, come l'istinto della suzione o il fastidio per i testimoni di Geova. E invece mi sono accorto che l'animo competitivo del popolo a stelle e strisce non concepisce uno sport nel quale non si "affronti" un avversario.
Saranno gli effetti di una cultura politica inevitabilmente maggioritaria, saranno i dibattiti tra i candidati delle presidenziali, ma proprio non gli veniva di capire che ci si mette tutti da un lato, si tira il boccino e poi si fa a chi ci si avvicina di più. Non mi pare difficile e il cartello in qualche modo lo spiegava bene (tranne sul punteggio: non si arrivava a 21?). E invece si mettevano ognuno alle estremità del campo, uno di fronte all'altro come in un duello all'arma bianca, e iniziavano a giocare...

Ora non per fare la morale della situazione, ma c'è da dire che la piazza nella quale si organizzava il tutto è un po' il posto degradato della città, in cui di solito si aggirano gli homeless del posto (o i freaks, come cercano di mascherarne un po' la condizione). Ecco, queste persone erano tutte intorno all'avvenimento, ma si percepiva la sensazione di "espropriazione" del posto. Alla fine in un angolo della piazza i vari stand gastronomici hanno organizzato una mensa dei poveri, presso la quale la fila era lunga più o meno come quella per la foto con il finto panorama.











Thursday, April 5, 2012

Era il 5 di aprile...

Ascoltando la riproduzione casuale dall'iPhone è saltato fuori Daniele Silvestri, che non ascoltavo da diverse ere geologiche. L'autostrada. Grandissssima canzone.
E, proprio mentre attraversavo l'incrocio tra Main Street e University Ave (che è come IL semaforo a Venafro: articolo determinativo, visto che ce n'è solo uno), lui cantava dell' "incrocio di un paio di strade sterrate / che senza motivo apparente si incontrano / e poi, disperate, ripartono / tristi, così come sono arrivate".
Si, ok, è tirata assai come coincidenza, però poi pochi metri dopo, davanti alla First Presbiterian Church, arriva il pezzo de "la chiesa" che "era uguale alle case, ma aveva una croce / e forse un po' più di vernice". E poi il "caldo che toglie la pace" (qui già si viaggia a una media superiore ai 30 gradi di giorno), il fatto che "era il 5 di aprile" (ok, oggi era 4, ma non sottolizziamo...).
Qui tre indizi fanno una prova e, avendone tre e mezzo, mi era venuta una idea (che autoqualificherei come "non male") di un "progetto fotografico" su Gainesville sulla falsariga della canzone. Il titolo sarebbe stato quello del post (se avessi fatto in tempo a finirlo per domani), oppure qlcsa del tipo "aspettiamo che arrivi l'estate" o altri pezzi dalle lyrics. Ma le lezioni incombono e mi sa che non gliela fo. Però posso aggiungere una riga all'elenco delle idee e alle improbabili imprese inopinatamente accantonate, insieme a quella di recensire insieme a Veronica tutti i film visti al cinema (per presentarsi come affermati bloggers e pretendere i pass per la mostra di Venezia), l'organizzazione del viaggio in Libia con Giuseppe, il buon proposito di stare dietro ai vari programmi di fidelizzazione (tipo Millemiglia o simili), dei quali non riesco proprio a tenere traccia.
Per il resto ho realizzato che manca una sola lavatrice alla partenza da Gainesville e che i contatti del blog hanno superato quota 1500.

Ps. li ho sempre trovati abbastanza inutili e stucchevoli, ma come si fanno i montaggi delle foto nei video per youtube?


Monday, April 2, 2012

Buona la prima!

E la prima lezione è andata. Tredici studenti iscritti (qui le classi sono cmq piccole): un paio si erano ritirati dopo aver visto il malloppone di reading materials, due sono già stati ammessi a Harvard per l'anno prossimo (uno alla SoG e uno alla Law School: e da me che vogliono?) e tre PhD students un po' pretenziosetti. Però diciamo che non mi lamento: avevano letto tutto quello che c'era da leggere prima di venire, facevano le domande "giuste", intervenivano alzando la mano e rispondendo ai colleghi... Forse un po' ingenuotti (per "western Europe" identificavano il Portogallo), ma ci può stare. 
La cosa carina è che, con un background culturale e di studi così diverso, a lezione vanno cambiati tutti i riferimenti che uno di solito usa. Per esempio, le configurazioni del Consiglio UE non vanno riferite al Bundesrat, ma al Senato USA prima del XVII emendamento... Poi ci sono alcune cose che davvero non appartengono alla loro cultura e non è semplice spiegare, tipo:
  • le competenze "concorrenti" tra centro e periferia;
  • la presenza di gruppi parlamentari dichiaratamente comunisti
  • il fatto che il tasso di partecipazione alle elezioni per il Parlamento europeo sia considerato "basso"
  • il fatto che l'€ non ci sia in tutti i Paesi UE..

La cosa un po' strana è l'orario di lezione (dalle 6 alle 9 di sera: ma si può?) e quando si esce ormai l'università è deserta. Poi stasera c'è la finale maschile dell'NCAA di basket [Kentucky sta dominando su Kansas] ed è peggio di quando gioca l'Italia ai mondiali: strade deserte, ristoranti vuoti e tutti davanti alla tv. Per capirci, tra primo e secondo tempo della partita c'è l'intervista a Obama (!) sulla sua esperienza con il college basket...

Ps. stamattina andando all'università ho ritrovato di nuovo per strada questo cartello, che sinceramente non mi pare sprizzare dignità umana e diritti civili in tutta la sua visibilità. In pratica, quando per i lavori stradali o di manutenzione dei parchi sono impiegati detenuti il normale "Road work ahead" è sostituito da un più inquietante "State Prisoner working". E non mi pare una bella cosa...
[intanto, a 2.20 dalla fine, Kansas si è fatta sotto ed è a -7]
Poi mi è sembrato ci fosse dell'accanimento: qualche giorno fa era ripetuto in tutte le salse (mail alle caselle @ufl.edu, avvisi in biblioteca, cartelli etc.) che era scappato un detenuto che rifaceva l'asfalto della 34sima strada (v. il mio RT qui sotto)...
[partita finita, Kentucky ha vinto di 8 punti, un fesso del Kansas ha fatto passi a 24 secondi dalla fine sul -6, con un compagno libero per la tripla]

Sunday, April 1, 2012

Interruzione del servizio

l'attività di blogging è momentaneamente sospesa per il sopraggiungere dell'inizio del corso
tra l'altro, ho scoperto che le lezioni sono dalle 6 alle 9 di sera. chi può, mi aiuti!

per chi proprio non sa come fare nell'attesa del prossimo post, segnalo che le altre pagine (e in particolare "Americabolario" e "Imparamenti") sono state abbondantemente aggiornate.



Friday, March 30, 2012

Marcia per Trayvon Martin

Qualche scatto di oggi alla marcia per Trayvon Martin, il ragazzo ucciso un mese fa vicino Orlando.
Qualche altra foto qui (o nello slideshow a lato). E' stata una cosa davvero commovente, con ex pantere nere che intervenivano e un sacco di gente di tutte le età e di tutte le "provenienze"...

Wednesday, March 28, 2012

Non sono solo canzonette. Ovvero, risvolti costituzionalistici del pensiero di Toto Cutugno

Mentre preparo la relazione sul Presidente della Repubblica per il seminario del 26 aprile alla Sapienza sto ascoltando ossessivamente l'ultimo cd di Bruce Springsteen, Wrecking Ball. Il Boss, tra l'altro, è al centro di un mare di polemiche per aver cantato a Tampa la settimana scorsa American skin (41 shots) in chiara connessione con il caso dell'uccisione di Trayvon Martin proprio qui in Florida. La canzone - per altro spettacolare, ancora la ricordo al concerto di Milano di (cavolo!) 4 anni fa e a quello di Roma, l'anno dopo - è riferita a un caso per parecchi versi analogo e non è mai andata troppo a genio alla polizia. A parte questa vicenda, l'ultimo lavoro del Boss è spettacolare e molto "politico", tanto che è stato paragonato ad un suo Discorso sullo stato dell'Unione (sarà per questo che è parecchio intonato alla mia relazione...).

Dovendo però passare dalla relazione sul Presidente della Repubblica alla preparazione delle lezioni della settimana prossima sulla democrazia nell'UE, pensavo a un cambio di colonna sonora che fosse ugualmente in tema. Purtroppo il Boss non si è mai occupato di deficit democratico e, quindi, devo necessariamente trovare un altro "maestro" che sia ugualmente all'altezza. Pensavo perciò di affidarmi a un ulteriore esponente della migliore musica contemporanea, da sempre fonte di ispirazione per il pensiero costituzionalistico italiano e sovranazionale. E, quindi, chi mai, chi più in alto, chi meglio di Toto Cutugno?
Già, perchè è noto a tutti che, in buona parte, il trattato di Maastricht, l'idea di una cittadinanza comune, la stessa denominazione di "Unione europea" e molti dei successivi progressi dell'integrazione continentale si devono solo a lui e alla sua vittoria nell'Eurofestival del 1990 con il brano "Insieme" (Together). Un po' come il crollo del muro di Berlino, che si deve solo alla vittoria di Rocky Balboa su Ivan Drago nella notte di Natale del 1987 (come qui magistralmente chiarito dal minuto 0.30 in poi).
Non è tanto per dire: dal punto di vista della tempistica coincide tutto. L'Italia è membro degli Accordi di Schengen dal novembre 1990 ed è incontrovertibile che il punto di snodo nella trattativa per l'adesione sia stata la candidatura (e poi la vittoria) nell'Eurofestival del 5 maggio dello stesso anno da parte del Salvatore nazionale, nato a Fosdinovo il 7 luglio 1943. Chi sostiene il contrario è un mentitore, oppure è stato pagato per farlo.
Ma sono i contenuti che hanno fatto apprezzare questo sbiadito sosia di Gigi Sabani nelle platee e nelle cattedre di mezzo mondo. E anche in questo caso sono densi di significato e di conseguenze politiche e istituzionali. Dopo che Lucio Dalla gli aveva fregato l'idea di una canzone intitolata con la data di nascita e che, oggettivamente, "Fosdinovo capoccia" non si prestava, ecco che Toto ha saputo guardare al di là delle frontiere e dei limiti di un rigido dualismo giuridico per vedere un'Europa finalmente unita.
Nel testo della canzone, infatti, troviamo tutti i presupposti per quella che sarebbe stata l'Unione Europea solo alcuni anni dopo: c'è innanzitutto l'idea di una Europa "unita", anzi, "da unire" ("unite!"), come esordisce il pezzo con un urlo che sa di liberazione (per altro, in inglese, così da dare un respiro plurilingue); c'è l'anteprima del motto "Unita nella diversità" (che nel testo diventa, per mere esigenze di metrica, "con te, così lontano e diverso"); c'è il riferimento alle radici culturali e antropologiche comuni, pur nel fondamento bellico, in perfetta continuità con la dichiarazione Schuman ("amico che credevo perso"); c'è tutta la consapevolezza di un obiettivo difficile da raggiungere, come era già chiaro ai redattori del Manifesto di Ventotene, eppure la ferma convinzione che si tratti di uno "stesso sogno", degli "stessi ideali", ormai condivisi ("non sei più da solo"). Addirittura, una proiezione simbolica al di là di quelli che saranno i referendum francese e olandese oltre 15 anni dopo ("le stesse bandiere").
Certo, è possibile rinvenire un qualche residuo di orgoglio nazionale nell'anelare l'obiettivo comune ("l'Europa non è lontana/c'è una canzone italiana"), quasi a rivendicare il ruolo di un Paese che rimane comunque tra i membri fondatori delle Comunità, ma questo mi sembra del tutto compatibile con la idea di una progressiva integrazione e interdipendenza tra gli ordinamenti. Infine, una concessione all'animo inguaribilmente romantico del messaggero, in questo caso rappresentativo del topos nazionale del conquistatore, che vede nelle enormi potenzialità della libera circolazione di persone, capitali, merci e servizi, la possibilità che si schiudano orizzonti verso "[donne] senza frontiere", creando così i presupposti per "amori senza confini".

E' notizia di oggi che le istituzioni dell'Unione hanno deciso una progressiva riduzione dei costi del roaming tra Paesi membri, abbattendo la spesa per telefonate, messaggi e traffico dati per chi si sposta nel territorio dell'Unione. Non mi sorprenderei se nella motivazione dell'atto finale si trovasse qualcosa del tipo:
xx. considerata la necessità di favorire la creazione di amori transfrontalieri, già elemento fondate dell'Unione sin dal suo momento prodromico dell'Eurofestival 1990...


th'USpaghi


Legenda

  1. improbabili ingredienti made in Walmart (Artisan Parmesan dev'essere il preferito di Oriella Dorella e di Napo Orso Capo)
  2. bustine di sale sottratte con destrezza da Starbucks dopo aver dimenticato di comprarlo
  3. Academy Awards 2012 Best Leading Actor nominee. sfiducia verso il tempo di cottura segnalato con la locuzione "al dente perfection"
  4. evidenze della indipendenza energetica da Russia e nord Africa
  5. il dramma di un Paese che non conosce il piatto fondo
  6. esso. il piatto (cit.)
  7. non pensavo mi sarebbe mancato mio fratello negli USA


Sunday, March 25, 2012

Sostanzialmente, il Molise degli Stati Uniti

In attesa del 1.000simo contatto del blog (dai, manco male), e dopo aver annusato l'aria che tira a Harvard, aggiorno velocemente il blog da Providence dopo una cena piena di chiacchiere con Eugene e la sua famiglia (parenti di amici dei miei, nonché - segnalo al fratello - "sponsor" del mitico Jacobo, che avevano ospitato anche loro, prima che venisse a dormire anche lui sull'amico divanoblù, che saluto).
Ho sempre adorato le mete "di nicchia", ma certo, venire negli USA e finire in Rhode Island ha un che di eccessivo (precisazione per Giuseppe: non Stone Island, quelli sono i pantaloni; e non Long Island, è un cocktail). Noto ai più soltanto perchè ci hanno ambientato i Griffin, e perchè viene usato insieme alla California come termine di paragone per capire la composizione del Senato federale (2 seggi a testa, non importa se condizioni l'evoluzione del mondo o se quasi non esisti sulla carta geografica), questo staterello deve esser infatti meta di un turismo di elite. Un po' come il Molise che tutti apprezziamo. Tuttavia, per non farsi mancare nulla e rimanere in linea con la psicologia un po' megalomane made in USA, non stentano a chiamarsi "The Ocean State": come si usa dire di alcune ragazze, parechecel'hannosololoro.

Anche alla luce della chiacchierata a cena, del Rhode Island ricordiamo che:
  • ci sono le vongole più grandi del mondo, le Quahog (come la città dei Griffin, appunto) e le cucinano nelle maniere più svariate, da far impallidire la madre di Bubba di Forrest Gump
  • ha proclamato la propria indipendenza un paio di mesi prima della Convenzione di Philadelphia
  • è uno dei pezzi di America con più persone di origine italiana
  • ciononostante, il sito dell'ente del turismo offre pagine in portoghese e cinese, ma non in italiano 
  • se uno prova a cercarlo su Google viene fuori dopo la Rhodesia
  • si vantano di essere stati gli unici contro il proibizionismo (non male)
  • c'è la Brown University
  • Scemo e più scemo è girato a Providence

Harvard

potrei definirla una visita a dei parenti americani?

Seminario a Boston. Level complete!

Boston. Gran posto. Certo, è l'impressione di un paio di giorni scarsi, per lo più spesi in un centro congressi. Però diciamo che passarci un periodo non sarebbe proprio una disgrazia.
Invece, massimamente disappointing è stato il megaseminario del Council for European Studies, che si conferma un discreto latrocinio: oltre 200$ di fee perfino per chi presenta un paper, in cambio di una lista infinita di panel di dubbio interesse (vedi il confronto tra hip hop europeo e americano) e senza neanche internet wireless a disposizione (il roaming dati della Vodafone ringrazierà). La convinzione che fosse un contesto abbastanza discutibile era già arrivata a Barcellona a giugno scorso, e - cornice a parte - anche questo mi è parso dimenticabilissimo. Insomma, la cronaca di una ciofeca annunciata. Cmq, la mia presentazione è andata bene, il discussant era contento e ci sono state varie domande dai partecipanti. Se tutto va bene ci scappa anche la pubblicazione del paper sull'OPAL. La cosa un po' triste è che, in un seminario di gente straniera che studia l'UE, si capisce che ci vuole ben altro che cinque mesi di Monti, di loden e di spread sotto i 350 punti per eliminare il sorrisetto di chi parla dell'Italia come del Berluskonistan. I più posati chiedono "come è stato possibile"; per il resto è uno stillicidio di notizie di gossip magari mal tradotte e che comunque avevi cercato di rimuovere insieme alle presenze di Gasparri a Porta a Porta.
A parte questo, un accorato appello ai colleghi in ascolto (Elena e Cristina in primis): facciamolo per noi stessi, MAI più convegni di politologi. Parlano anche elegantemente, ma di cose che in fondo sono chiacchiere da bar; si vestono davvero male (e non solo perchè sono americani); e poi, quando sei convinto di star dietro alla loro presentazione, cacciano fuori una slide di numeri o di rette di regressione sul comportamento dei parlamentari in commissione, che sarebbe solo da mandarli a cagare.
Tornando sulle coincidenze e gli incontri casuali, tramite il buon Davor ho conosciuto Karolina, polacca, moglie di un funzionario di ambasciata in Italia, che conosce Cristina e Nicola. Dopo il seminario siamo anche andati a mangiare una sontuosa aragosta (che qui va via più o meno come il pane), chiacchierando amabilmente di Roma e del fatto che il polacco medio preferisce la pizza bassa romana a quella alta napoletana. Bah... Mi ha anche detto che l'Università di Wroclav (che per noi credo sia Breslavia) paga i viaggi transatlantici in business class. La prossima volta lo propongo anch'io alla SoG, vediamo che mi rispondono...

Detto questo, domani mi godo Boston e faccio anche un salto a Providence a conoscere parentidiamicideimiei. Se riesco, mi prendo anche una cosa con il Malara jr., del quale tuttavia conosco pochi elementi sparsi: 1. è il fratello minore di Demetrio; 2. andava a scuola con Marco e Lucio; 3. vive e lavora a Harvard; 4. non ha l'hobby di rispondere al cellulare.

Per chi volesse intanto sapere qualche informazione fondamentale su Boston:
  • la temperatura è sicuramente più intonata al mese di marzo che in Florida
  • ciononostante, vanno da morire le zeppe di paglia
  • i camerieri sono zelanti, quasi all'accesso
  • chi ha pensato la sincronizzazione dei semafori è un idiota (il tasto per l'attraversamento pedonale ferma tutte e due le strade dell'incrocio)
  • se nel parco non hai un frisbee sei uno stronzo
  • anche qui se compri il biglietto sull'autobus non hai diritto al resto. male male



















Thursday, March 22, 2012

Chiacchiere da Starbucks

Alle volte nello Stivale ci si lamenta di un dibattito pubblico insoddisfacente sui temi fondamentali, mentre calciomercato, fenomeni da reality show e tormentoni velina/calciatore riempiono copertine e fanno da sottofondo al caffè al bar.
Qui, non mi pare che le cose siano così diverse. La Corte suprema sta iniziando a discutere argomenti fondamentali, come la riforma sanitaria di Obama o la legittimità costituzionale dell'ergastolo per i minorenni. Ci sono le primarie repubblicane, nelle quali un mezzo pazzo di origine italiana (tuttora in corsa) sostiene pubblicamente che il "disegno intelligente" dovrebbe rientrare nei programmi scolastici.
Eppure l'intera nazione (o almeno, quanto si vede in giro, sui giornali e in tv) è bloccata su un'unica notizia: il destino sportivo di Tim Tebow, ragazzetto del nord della Florida sconosciuto dalle nostre parti, ma che qui negli USA (e a Gainesville in particolare) è una specie di mito.
Uno da un milione e mezzo di followers su twitter, per capirci, dove però posta non tanto le frasi da intervista del dopopartita (che magari vinci 50 a 0 e però "loro sono una buona squadra"), quanto inviti alla preghiera o estremi di versetti della Bibbia (cosa che dopo "Uomini che odiano le donne" mi dà un certo gusto lugubre. e cmq che non si consideri normale tutto ciò!!). Uno che si inginocchia e prega prima di entrare in campo o dopo ogni touchdown (tra l'altro, nel calcio potrebbero ammonirti per perdita di tempo). La cosa è talmente famosa che il gesto stesso è un neologismo eponimo e ormai si usa comunemente il termine "tebowing"!
Parlare di Tebow a Gainseville è un po' come di Totti a Roma. In una città che non altra ragione di esistere se non l'Università (su 110.000 abitanti ci sono oltre 50.000 studenti), uno che ha fatto vincere 2 campionati nazionali di Football ha già l'attestato di virtù eroiche e aspetta solo la canonizzazione e l'impagliamento. Per dire, dopo che si è laureato il suo posto nel parcheggio dello stadio del campus non è stato riassegnato.
Tornando alla notizia del giorno, il nostro era stato osannato per la vittoria con i Florida Gators nel 2008 e considerato tra i migliori giocatori di sempre a livello di college (tra l'altro, il Gatorade si chiama così perchè inventato a "supporto" dei Gators per il caldo che fa da queste parti. cmq, non si lamentassero, visto che hanno chiamato lo stadio "the swamp", la palude!). Dopodichè se n'è andato a giocare a Denver con i Broncos, che però hanno appena acquistato Peyton Manning (una leggenda vivente dell'NFL, come se la Fiorentina di Baggio avesse comprato Maradona). Lui, di tutta risposta, ha firmato con i New York Jets, a quanto pare, soprattutto per poter testimoniare la sua fede evangelica sul più grande palcoscenico del mondo. Un folle insomma.
Tra l'altro, interessantissimo come funziona il football-mercato. Oltre a conguagli in denaro, la partita grossa per la compravendita di giocatori sono i turni nelle scelte dei giocatori provenienti dai college l'anno succesivo. [Ti vendo tizio in cambio di xxx milioni e dei tuoi diritti di scelta nel primo e nel secondo turno nel prossimo mercato estivo...]. Lo propongo ai componenti della lega di Fantacalcio come idea per la lega dell'anno prossimo.

A proposito di "santi" e di football, è notizia di questi giorni che la federazione ha punito severamente il coach dei New Orleans Saints e il suo preparatore perché pare che ricompensassero i propri giocatori per "rompere" gli avversari (meravigliosa l'espressione in inglese: l'intera faccenda passa sotto il nome di "bounty matter", che sa di cacciatori di taglie del vecchio west). Nulla di diverso dal sergente Kempfer chiedeva a uno dei suoi di rompergli quel 61 nella partita finale di Lo chiamavano Buldozer.
Insomma anche qui same old, same old (cit.). Altrimenti detto, "tutto già visto, tutto già fatto". Aridateme Di Marzio e Bonan.

Ps. per capire il livello di follia che si respira da queste parti per il football, pare che il sabato prima di Pasqua ci sia una specie di mercatino con prodotti da tutto il mondo e mostre fotografiche sull'Europa, per far conoscere allo studente medio della Florida del nord cosa c'è oltre la fine del (pur sterminato) campus. C'è anche una mini introduzione alle lingue europee e, come esempi, useranno frasi di linguaggio comune. A me è stato espressamente richiesto di indicare la miglior traduzione possibile in italiano di "GO GATORS". Sono tentato di rispondere con un "DAJE GATORS DAJE".

Tuesday, March 20, 2012

Di coincidenze, incontri casuali e tentativi di sistematizzazioni forzati (e falliti)

Una delle cose che mi ha sempre affascinato sono le coincidenze che avvengono davvero. Non quando vengono richiamate come scuse dell'ultimo momento da un marito fedifrago ("cara, non è come pensi") o da un poliziotto in difficoltà rispetto all'incalzare di Jessica Fletcher, ma quando realmente si vengono a incrociare due accidenti che sì hanno qualcosa in comune tra loro, ma che - statisticamente o per una percezione distorta - era parso assurdo che venissero a combinarsi. Come quando un romanista cresciuto con Topolino se ne va in Florida e, proprio mentre è lì, l'ASR fa accordi con la Disney, promettendo di portare Totti & co. a Orlando. Oppure quando uno mette su un blog di cazzeggio durante un periodo di ricerca all'estero e pensa che lo possano leggere tutti a questo mondo, ma non il suo "capo" (a proposito, ciao Nicola!).

Cmq, la giornata si era aperta con la mail qui di fianco, nella quale lo staff di Google ricordava a me e agli altri ventiquattro o poco più iscritti a GoogleWave che l'esperimento era totalmente fallito e che, nella (invero improbabile) ipotesi si avesse qlcsa di importante da salvare, questo andava fatto prima della rimozione totale del servizio. A questo punto, ne aspetterei un altro paio, uguali e dallo stesso mittente, su Buzz e Google+. E magari una dalla Apple per Ping.
Così, mi ero messo a pensare a un post che raccogliesse i grandi fallimenti della storia della tecnologia (e dell'umanità), tipo l'HD-DVD, il Titanic, lo Shuttle Challenger, la fiat Duna (cit.), la Juve di Maifredi... Però tra le slides per Boston e altre cose, non mi veniva granché in mente.

L'auto di Gasperini
E poi, verso fine giornata, quando l'idea di scrivere un post sui fallimenti era diventata un fallimento essa stessa, ecco che - coincidenza - l'ottimo cugino neoblogger posta con la sua solita verve un ricordo della misera avventura interista di Gasperini, "luminare della sacchetta". Uno che nella storia è entrato dallo sciacquone di casa Moratti. 
Insomma, per mera casualità, Santachiara mi frega il post sui fallimenti, ma alimenta la soddisfazione per aver assistito a una coincidenza vera.


E ragionando di coincidenze, l'altro giorno vedo che Facebook mi segnala un aggiornamento di un "amico" intorno a Gainesville. Strano, non ho aggiunto nessuno di qui... Clicco, e mi viene fuori che il buon Roberto Virzo (all'epoca del mio corso universitario temutissimo assistente della cattedra di Diritto internazionale) aveva messo come propria "current city" proprio Gainesville, FL. Insomma, a farla breve - coincidenza - anche lui è qui per un periodo da visiting, presso la Law School. Oggi c'è scappato anche un caffè insieme. Ora, voglio dire, quante possibilità c'erano che si venisse a trovare una persona che conoscevo in questo posto, che non è proprio "la piazza principale"del mondo rotondo?

Monday, March 19, 2012

Quanto mi manca la politica di un tempo

Seguendo le notizie della giornata di campionato mi sono messo a guardare le foto di Berlusconi in tribuna a Parma. Tra l'altro, il nostro giovane ex premier, con la solita moderazione e sobrietà, ha detto di essere tornato "dopo vent'anni" a vedere il Milan in trasferta (e mi è parso quasi un eccesso di zelo da parte di Repubblica.it l'andare a ripescare foto di trasferte più recenti per smentire subito il compianto Banana).
Cmq, la cosa che mi ha un po' colpito è stato il giaccone dell'ex PresdelCons: un Belstaff marchiato con lo stemma dei 150 anni dell'unità d'Italia. Mi sono chiesto: se lo sarò fatto fare apposta per lui? Il buon Menichetti direbbe: "il mio istinto di ragno mi dice che qlcsa non va". E infatti, mi pareva qlcsa di troppo alla moda per  uno che normalmente andava in giro con il pellicciotto di Putin o con la mantella da cavaliere mascarato...
Così, gironzolando per la rete, ho scoperto che invece è stata proprio una commessa della Presidenza del Consiglio dei Ministri all'azienda, di cui hanno parlato un'annetto e più fa (in toni entusiastici... altri tempi!) sia l'Ansa che AdnKronos. A me era completamente sfuggita, ma forse vale la pena approfondire un po'.
E controllando sul sito della Belstaff, effettivamente c'è un capo dal nome un sospetto, "President parka", ma non è marchiato... 
Alla fine, tra un link e l'altro, ho anche trovato il riassunto delle concessioni commerciali del logo Italia 150, tra le quali svetta una alla Clothing company s.p.a. di Mogliano Veneto per la "realizzazione della giacca Italia Parka 150, porta iPod e borsa da proporre presso i punti vendita monomarca Belstaff". Indubbiamente una spesa utilissima e che certamente ha dato lustro alle celebrazioni appena concluse. Tuttavia, mai quanto quella della riga immediatamente successiva, relativa alla Biscotti P. Gentilini s.r.l. di via Tiburtina Valeria 1302, Roma:
"Biscottiera Tricolore 500gr contenente 2 confezioni separate da 250gr ciascuna di Brasil al cacao e Margherite al profumo di agrumi"
Il buon Mozza converrà con me che valeva la pena fare l'Italia 150 or sono per una serie speciale dei mitici Brasil...
Tornando al pastrano, se guardate su google - o magari Gogol, come diceva il liftato indossatore - ci sono tantissime notizie su forum e siti di giornali di moda che insistono sulla bontà e bellezza dell'iniziativa a favore del made in Italy e sulla storia che "una  parte del  ricavato delle vendite dell’Italia Parka 150 sarà destinato alla  realizzazione delle iniziative che la presidenza del Consiglio organizzerà per l’anniversario dell’Italia unita". Sarà... anche se un po' mi puzza di cazzata... E cmq, non si capisce poi perchè ci sia stata tanta esaltazione per la cosa, specie se poi la Belstaff, come si sa, è un'azienda inglese...
E però intanto, montava la nostalgia di quella bella politica "del fare". E continuavano così a venirmi in mente altre perle degli anni del centro destra in ascesa, quando si inaugurava un passante di Mestre alla settimana e si sfornavano riforme (in ddl delega) come pagnotte. Non ci si diverte più senza le riunioni di condominio di Scajola o l'amabilità di quel simpatico mattacchione di Brunetta (a proposito, meravigliosa quella di uno degli ultimi Spinoza: "Teppista si avvicina a Brunetta armato di pistola scacciacani. Ma poi quando ti guardano con quegli occhioni...").

Ps. per non farsi mancare nulla (e per farci rimpiangere i tempi dei festini che furono), il nostro vigoroso ex premier si è portato allo stadio non solo la giacca di cui sopra, ma anche la avvenente deputata Mariarosaria Rossi, presunta paroliera del nuovo inno del PdL.


Sunday, March 18, 2012

"Iole a otto rematori... Dicesi, iole a otto rematori..."


Primo sabato a Gainesville, passato con Zach, il marito della prof. che mi ha invitato in Florida (che nel frattempo è in Germania). Dopo il passaggio al mall degli spaghetti rigati, ha proposto una gita a Cedar Key, sulla costa del golfo del Messico.
Un'oretta di macchina da Gainesville basta per arrivare sul mare, anzi sul Golfo del Messico. Nel tragitto, riscoperta della discografia dei primi anni dei R.E.M. (manco male, diremo), visto che lui suona in una cover band. Tra l'altro, ho riscoperto alcuni pezzi di Document no. 5 che immotivatamente non sentivo dai primi anni di università...
Effettivamente, il posto era carino assai, gente in ciabatte (oddio... anche all'università questi girano in ciabatte), pellicani e aironi un po' dovunque, altre bestie immonde (tartarughe di mare, granchi "lottatori") che si aggiravano per l'acqua e la terra. In un'altra stagione pare avrei trovato anche il lamantino (una specie di tricheco senza zanne e senza esperienza nella conduzione di talkshow, grande più o meno come una mucca e, all'apparenza, parecchio pacioso) del quale ignoravo l'esistenza. 
Mi ero portato la macchina fotografica analogica e mi sono divertito parecchio perchè non mancavano scorci interessanti. Per altro, il posto è stato raso al suolo da vari uragani e qui e lì ci sono ruderi un sacco pittoreschi, sempre pieni delle bestie immonde di cui sopra. C'è anche un'isola  proprio di fronte al porto dove nidificano le tartarughe, prima abitata e poi abbandonata dopo una tempesta.
Sembrava filare tutto liscio. Speravo che Zach mi proponesse da un momento all'altro di andare a riempire uno dei milioni di tavolini disponibili e sfondarci di gamberi e di birra. E invece, questo timido californiano che studia la politica estera e di difesa europea, che vive con 5 (cinque) gatti trovatelli, ha una moglie vegetariana e suona in una cover band dei R.E.M., tira fuori qlcsa che non mi sarei mai aspettato. "the weather is wonderful. we should rent two kayaks and go to take pictures on the island".Sconcerto. Panico tra gli astanti (cioè io). Tentativi di dissimulare che avessi capito, accusando la lingua (e il suo accento). Salivazione azzerata. Passaggio ad una fase di acceso quanto finto entusiasmo, sperando che fosse solo una puttanata tirata così per dire. Rapido monitoraggio del braccio di mare antistante per capire se ci fosse altra gente con questa idea geniale.
E mentre ero lì che ancora non sapevo come reagire, lui già prendeva accordi con un panciuto col barbone che, per 25 boxes, mi consegnava qualcosa chiaramente al di sopra delle mie possibilità e delle mie fobie. E le fobie c'erano tutte o quasi. Prima: l'acqua (ho imparato a nuotare a 25 anni). Seconda: l'acqua torbida e un po' melmosa di quel posto: se proprio devo entrare in qualsiasi specchio d'acqua, il fondo deve vedersi perfettamente, deve essere acqua "da bere" (cit.). Terza: animali strani, potenzialmente pericolosi e comunque fuori dal mio controllo che potevano appalesarsi in qualsiasi momento. Quarta: la fatica fisica. Sono nato per fare lavori di concetto. Mi posso anche improvvisare "stuccatore di pareti" o "montatore di mobili IKEA", ma il mio posto nel mondo è con un mouse in mano. Quinta: la Leica che cade in quell'acqua melmosa, piena di animali strani, potenzialmente pericolosi, fuori dal mio controllo e che con ogni probabilità non saprebbero che farsene del mio meraviglioso 35mm. Non ultima: io il kayak non lo so portare. Non l'ho mai fatto. Non vedo perchè dovrei. Cazzo, abito a Roma; faccio un lavoro di scartoffie; ho una Vespa e la tessera del CarSharing: perchè mai dovrei trovarmi a aver bisogno di portare un kayak?!? (citazione necessaria)

Parafrasando il Mozzarellista, ho anche confessato la mia scarsa confidenza con il mezzo, accennando un improbabile "i'm not exactly a paddle guy" (che suona più o meno "non sono proprio un ragazzo di pagaia") o un più concreto "i'm a complete beginner" (traduzione letterale del fantozziano "io sono un esordiente totale"). Ciononostante, il panciuto col barbone non solo non mi spiegava cosa dovessi fare, ma mi interrogava, chiedendo che mostrassi (IO?!?!?) come fare per girare, per andare avanti e indietro, per rallentare etc etc. A quel punto, tra un tentativo e l'altro, non potevo non pensare alla mitica scena di cui il video qui accanto, nella quale chiunque sia stato tirato in ballo in un affare che superava le proprie capacità o conoscenze si sarà prima o poi identificato.

Per la cronaca, dopo svariati tentativi falliti e un buon numero di imprecazioni si giunse all'isola. E si riuscì perfino a tornare, con la maggiore difficoltà data da incoscienti delfini che rompevano il cazzo affiancandosi a un natante già di per sé instabile e, per di più, in mani di chi non voleva e non sapeva condurlo (si, bello... bello un cazzo). Per fortuna poi arrivarono le birre e le due libbre di gamberi, uno spettacolare temporale improvviso, l'ora di macchina e il ritorno a casa.