Sunday, March 25, 2012

Seminario a Boston. Level complete!

Boston. Gran posto. Certo, è l'impressione di un paio di giorni scarsi, per lo più spesi in un centro congressi. Però diciamo che passarci un periodo non sarebbe proprio una disgrazia.
Invece, massimamente disappointing è stato il megaseminario del Council for European Studies, che si conferma un discreto latrocinio: oltre 200$ di fee perfino per chi presenta un paper, in cambio di una lista infinita di panel di dubbio interesse (vedi il confronto tra hip hop europeo e americano) e senza neanche internet wireless a disposizione (il roaming dati della Vodafone ringrazierà). La convinzione che fosse un contesto abbastanza discutibile era già arrivata a Barcellona a giugno scorso, e - cornice a parte - anche questo mi è parso dimenticabilissimo. Insomma, la cronaca di una ciofeca annunciata. Cmq, la mia presentazione è andata bene, il discussant era contento e ci sono state varie domande dai partecipanti. Se tutto va bene ci scappa anche la pubblicazione del paper sull'OPAL. La cosa un po' triste è che, in un seminario di gente straniera che studia l'UE, si capisce che ci vuole ben altro che cinque mesi di Monti, di loden e di spread sotto i 350 punti per eliminare il sorrisetto di chi parla dell'Italia come del Berluskonistan. I più posati chiedono "come è stato possibile"; per il resto è uno stillicidio di notizie di gossip magari mal tradotte e che comunque avevi cercato di rimuovere insieme alle presenze di Gasparri a Porta a Porta.
A parte questo, un accorato appello ai colleghi in ascolto (Elena e Cristina in primis): facciamolo per noi stessi, MAI più convegni di politologi. Parlano anche elegantemente, ma di cose che in fondo sono chiacchiere da bar; si vestono davvero male (e non solo perchè sono americani); e poi, quando sei convinto di star dietro alla loro presentazione, cacciano fuori una slide di numeri o di rette di regressione sul comportamento dei parlamentari in commissione, che sarebbe solo da mandarli a cagare.
Tornando sulle coincidenze e gli incontri casuali, tramite il buon Davor ho conosciuto Karolina, polacca, moglie di un funzionario di ambasciata in Italia, che conosce Cristina e Nicola. Dopo il seminario siamo anche andati a mangiare una sontuosa aragosta (che qui va via più o meno come il pane), chiacchierando amabilmente di Roma e del fatto che il polacco medio preferisce la pizza bassa romana a quella alta napoletana. Bah... Mi ha anche detto che l'Università di Wroclav (che per noi credo sia Breslavia) paga i viaggi transatlantici in business class. La prossima volta lo propongo anch'io alla SoG, vediamo che mi rispondono...

Detto questo, domani mi godo Boston e faccio anche un salto a Providence a conoscere parentidiamicideimiei. Se riesco, mi prendo anche una cosa con il Malara jr., del quale tuttavia conosco pochi elementi sparsi: 1. è il fratello minore di Demetrio; 2. andava a scuola con Marco e Lucio; 3. vive e lavora a Harvard; 4. non ha l'hobby di rispondere al cellulare.

Per chi volesse intanto sapere qualche informazione fondamentale su Boston:
  • la temperatura è sicuramente più intonata al mese di marzo che in Florida
  • ciononostante, vanno da morire le zeppe di paglia
  • i camerieri sono zelanti, quasi all'accesso
  • chi ha pensato la sincronizzazione dei semafori è un idiota (il tasto per l'attraversamento pedonale ferma tutte e due le strade dell'incrocio)
  • se nel parco non hai un frisbee sei uno stronzo
  • anche qui se compri il biglietto sull'autobus non hai diritto al resto. male male



















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