Tuesday, March 13, 2012

Avvaligiato, orientato, un po' sconcertato, verso l'americanizzazione temporanea


Inizio di vita più ordinaria da queste parti. E alcune cose dell’american way of life colpiscono necessariamente.
Per esempio, il modo iper razionale di organizzazione della città: un asse verticale (Main Street), uno orizzontale (University Avenue) e tutte le altre strade numerate a partire da queste, con in più la marcatura nord/sud e est/ovest per definire il quadrante di appartenenza rispetto all’incrocio tra le due vie principali (NW/SW 1st St. per la prima strada verticale a sinistra di Main e così via; al contrario SE 8th Ave per la ottava parallela di University Ave verso il basso, nel quadrante di destra…). Ok, funziona così in tutte le città del nord America (e per la stessa Manhattan), ma trovandosi a viverci dentro ti semplifica la vita in maniera imbarazzante (magari togliendo un po’ di fascino). Sai che il posto dove devi andare è magari tra SW 2nd Ave e SW 13 St, allora sarà il “quadrante” in basso a sinistra, due blocks verso il basso e tredici verso sinistra. Punto. A metà tra le lezioni sullo spazio cartesiano e la battaglia navale che si faceva nel frattempo.
Le cose si sono complicate quando mi sono lasciato alle spalle questo razionalismo applicato all’urbanistica e alla toponomastica (e, magari alla Paragnostica dell’Università di Ustica, direbbe il mago di Segrate) e mi sono trovato i cartelloni anti-abortisti di alcuni studenti nella Plaza of the Americas (il pratone che attraverso entrando nel campus). Immagini abbastanza raccapriccianti (parti semimutilate di feti abortiti, macchie di sangue a forma di manine su banconote da 100$, un medico con addosso il camice e le braccia incrociate da cui gocciolava sangue etc etc.), che occupavano gli stessi posti degli studenti sbracati al sole incontrati il giorno prima o del corteo hare krishna che è seguito un paio d’ore dopo.
Boh! Non sono (ancora?) in grado di mettere a fuoco se tra le due cose ci siano elementi di continuità, oppure se sia poi la “somma che fa il totale”.

A spezzare le riflessioni pseudoantropologiche sugli abitanti di queste lande sono arrivate un paio di notizie più “leggere”:
  • è arrivata la valigia, posso finalmente sentirmi un cretino per non aver portato solo magliette e shorts;
  • ho finalmente un posto “mio” (anche se provvisorio, poi mi sposterò nell’appartamento vicino al campus venerdì);
  • il cugino Santachiara, che ha messo finalmente in piedi il suo blog sui disastri della storia del calcio, esperimento che segnalo a tutti: http://calcioinculo.blogspot.com/


No comments:

Post a Comment