Wednesday, March 28, 2012

Non sono solo canzonette. Ovvero, risvolti costituzionalistici del pensiero di Toto Cutugno

Mentre preparo la relazione sul Presidente della Repubblica per il seminario del 26 aprile alla Sapienza sto ascoltando ossessivamente l'ultimo cd di Bruce Springsteen, Wrecking Ball. Il Boss, tra l'altro, è al centro di un mare di polemiche per aver cantato a Tampa la settimana scorsa American skin (41 shots) in chiara connessione con il caso dell'uccisione di Trayvon Martin proprio qui in Florida. La canzone - per altro spettacolare, ancora la ricordo al concerto di Milano di (cavolo!) 4 anni fa e a quello di Roma, l'anno dopo - è riferita a un caso per parecchi versi analogo e non è mai andata troppo a genio alla polizia. A parte questa vicenda, l'ultimo lavoro del Boss è spettacolare e molto "politico", tanto che è stato paragonato ad un suo Discorso sullo stato dell'Unione (sarà per questo che è parecchio intonato alla mia relazione...).

Dovendo però passare dalla relazione sul Presidente della Repubblica alla preparazione delle lezioni della settimana prossima sulla democrazia nell'UE, pensavo a un cambio di colonna sonora che fosse ugualmente in tema. Purtroppo il Boss non si è mai occupato di deficit democratico e, quindi, devo necessariamente trovare un altro "maestro" che sia ugualmente all'altezza. Pensavo perciò di affidarmi a un ulteriore esponente della migliore musica contemporanea, da sempre fonte di ispirazione per il pensiero costituzionalistico italiano e sovranazionale. E, quindi, chi mai, chi più in alto, chi meglio di Toto Cutugno?
Già, perchè è noto a tutti che, in buona parte, il trattato di Maastricht, l'idea di una cittadinanza comune, la stessa denominazione di "Unione europea" e molti dei successivi progressi dell'integrazione continentale si devono solo a lui e alla sua vittoria nell'Eurofestival del 1990 con il brano "Insieme" (Together). Un po' come il crollo del muro di Berlino, che si deve solo alla vittoria di Rocky Balboa su Ivan Drago nella notte di Natale del 1987 (come qui magistralmente chiarito dal minuto 0.30 in poi).
Non è tanto per dire: dal punto di vista della tempistica coincide tutto. L'Italia è membro degli Accordi di Schengen dal novembre 1990 ed è incontrovertibile che il punto di snodo nella trattativa per l'adesione sia stata la candidatura (e poi la vittoria) nell'Eurofestival del 5 maggio dello stesso anno da parte del Salvatore nazionale, nato a Fosdinovo il 7 luglio 1943. Chi sostiene il contrario è un mentitore, oppure è stato pagato per farlo.
Ma sono i contenuti che hanno fatto apprezzare questo sbiadito sosia di Gigi Sabani nelle platee e nelle cattedre di mezzo mondo. E anche in questo caso sono densi di significato e di conseguenze politiche e istituzionali. Dopo che Lucio Dalla gli aveva fregato l'idea di una canzone intitolata con la data di nascita e che, oggettivamente, "Fosdinovo capoccia" non si prestava, ecco che Toto ha saputo guardare al di là delle frontiere e dei limiti di un rigido dualismo giuridico per vedere un'Europa finalmente unita.
Nel testo della canzone, infatti, troviamo tutti i presupposti per quella che sarebbe stata l'Unione Europea solo alcuni anni dopo: c'è innanzitutto l'idea di una Europa "unita", anzi, "da unire" ("unite!"), come esordisce il pezzo con un urlo che sa di liberazione (per altro, in inglese, così da dare un respiro plurilingue); c'è l'anteprima del motto "Unita nella diversità" (che nel testo diventa, per mere esigenze di metrica, "con te, così lontano e diverso"); c'è il riferimento alle radici culturali e antropologiche comuni, pur nel fondamento bellico, in perfetta continuità con la dichiarazione Schuman ("amico che credevo perso"); c'è tutta la consapevolezza di un obiettivo difficile da raggiungere, come era già chiaro ai redattori del Manifesto di Ventotene, eppure la ferma convinzione che si tratti di uno "stesso sogno", degli "stessi ideali", ormai condivisi ("non sei più da solo"). Addirittura, una proiezione simbolica al di là di quelli che saranno i referendum francese e olandese oltre 15 anni dopo ("le stesse bandiere").
Certo, è possibile rinvenire un qualche residuo di orgoglio nazionale nell'anelare l'obiettivo comune ("l'Europa non è lontana/c'è una canzone italiana"), quasi a rivendicare il ruolo di un Paese che rimane comunque tra i membri fondatori delle Comunità, ma questo mi sembra del tutto compatibile con la idea di una progressiva integrazione e interdipendenza tra gli ordinamenti. Infine, una concessione all'animo inguaribilmente romantico del messaggero, in questo caso rappresentativo del topos nazionale del conquistatore, che vede nelle enormi potenzialità della libera circolazione di persone, capitali, merci e servizi, la possibilità che si schiudano orizzonti verso "[donne] senza frontiere", creando così i presupposti per "amori senza confini".

E' notizia di oggi che le istituzioni dell'Unione hanno deciso una progressiva riduzione dei costi del roaming tra Paesi membri, abbattendo la spesa per telefonate, messaggi e traffico dati per chi si sposta nel territorio dell'Unione. Non mi sorprenderei se nella motivazione dell'atto finale si trovasse qualcosa del tipo:
xx. considerata la necessità di favorire la creazione di amori transfrontalieri, già elemento fondate dell'Unione sin dal suo momento prodromico dell'Eurofestival 1990...


2 comments:

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    1. caro cugino, come vedi anche il Toto (Cutugno) nazionale aveva capacità preveggenti come il Sergio (Paliferro) regionale. a questo punto la sfida sarebbe ricostruire eventuali percorsi comuni dei due Maestri. magari tenendo sempre l'Europa (calcistica e politica) come punto di riferimento...

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